giovedì, marzo 20

Cosa è davvero la consapevolezza di sè (e come coltivarla)

Lo abbiamo detto tutti: “Mi conosco bene, io!”. Ma quanto è accurata questa affermazione? Le ricerche suggeriscono che la percezione che abbiamo di noi stessi potrebbe essere più un'illusione che una realtà. Nonostante la crescente diffusione di libri di auto-aiuto e di pratiche di mindfulness, molti di noi faticano a comprendere veramente i propri pensieri, sentimenti e motivazioni.

In questo articolo, sfaterò i miti sulla consapevolezza di sé e scopriremo perché l’introspezione, spesso vista come la via per la comprensione di sé, potrebbe non essere la soluzione che pensiamo. 

Il mito della consapevolezza di sé


Qualche anno fa, Tasha Eurich, psicologa delle organizzazioni, ricercatrice e autrice di best-seller, ed il suo team di ricercatori hanno intrapreso uno studio scientifico su larga scala (10 indagini con il coinvolgimento di quasi 5.000 partecipanti) sulla consapevolezza di sé. Hanno cercato di comprendere cosa sia veramente l’autoconsapevolezza, perché ne abbiamo bisogno e come possiamo rinforzarla.

I ricercatori hanno scoperto che, anche se la maggior parte di noi crede di essere consapevole di sé, in realtà si tratta di una qualità davvero rara: solo il 10%-15% delle persone esaminate nel corso dello studio lo era davvero.

I ricercatori hanno riscontrato che miglioravano i livelli di consapevolezza coloro che avevano l’abitudine di andare alla ricerca di feedback costruttivi, ossia di persone che erano disponibili ad esprimere pensieri ed opinioni con estrema sincerità.


L’introspezione non sempre migliora la consapevolezza di sé



È opinione diffusa che l’introspezione, ovvero l’esame delle cause dei propri pensieri, sentimenti e comportamenti, migliori la consapevolezza di sé. Dopo tutto, conoscere noi stessi non significa riflettere sul perché siamo come siamo?

Eppure, uno dei risultati più sorprendenti della ricerca è che le persone che sono più orientate all’introspezione sono meno consapevoli di sé, ed hanno livelli di soddisfazione e benessere più bassi. Altre ricerche hanno mostrato esiti simili.

Il problema dell’introspezione, sostiene Tasha Eurich, non è che sia categoricamente inefficace, purtroppo però la maggior parte delle persone la fa in modo sbagliato.

Per capirlo, analizziamo la domanda introspettiva probabilmente più comune: “Perché?”.

Ce lo chiediamo quando cerchiamo di comprendere le nostre emozioni (perché Giulia mi piace tanto più di Romina?), il nostro comportamento (perché ho dato in escandescenze con la vicina di casa?) oppure i nostri atteggiamenti (perché sono così contraria a questa proposta?).

Si è scoperto che il “perché” è una domanda di autoconsapevolezza sorprendentemente inefficace. La ricerca ha dimostrato che semplicemente non ci permette di avere accesso a molti dei pensieri, sentimenti e motivazioni inconsci che restano così sconosciuti e intrappolati al di fuori della nostra consapevolezza.

E’ proprio così che finiamo per inventare risposte che ci sembrano vere, ma che spesso sono sbagliate.

La mente umana raramente opera in modo razionale e i nostri giudizi sono raramente privi di pregiudizi; tendiamo a cogliere qualsiasi “intuizione” senza metterne in dubbio la validità o il valore, ignoriamo le prove contraddittorie e costringiamo i nostri pensieri a conformarsi alle nostre idee preconcette.

Pertanto, chiediamoci il perché soprattutto quando siamo sicuri di avere ragione!

Un’altra conseguenza negativa del chiedersi perché, soprattutto quando si cerca di spiegare un risultato indesiderato, è che alimenta pensieri negativi improduttivi.

Immagina che tu e il tuo compagno abbiate avuto un litigio. Lui non ti ha ascoltato quando gli parlavi di un problema che ti stava preoccupando. Subito dopo, ti senti ferita e, pensando a lungo alla situazione, ti chiedi: "Perché non mi ha dato ascolto? Perché non mi capisce?" Queste domande possono portarti a ruminare sui tuoi pensieri e a concentrarti sul comportamento del tuo partner, portandoti a pensare che lui non ti ami abbastanza o che non ti rispetti.

Non prendi neppure in considerazione altre possibili cause: ad esempio potrebbe essere semplicemente stanco e distratto, potrebbe esserci qualcosa che lo preoccupa a livello personale o professionale, forse non si è reso conto che avevi bisogno di ascolto o attenzione in quel momento ma ha pensato che tu stessi semplicemente raccontando una situazione senza aspettarti una risposta approfondita, mentre in realtà avevi bisogno di un supporto emotivo o di una conversazione più impegnata.

Ecco perché le persone molto introspettive tendono ad essere più ansiose e depresse.

Quindi, se il perché non è la domanda introspettiva giusta, ce n’è una migliore?

Dalla ricerca è emerso che per favorire una visione di sé più efficace e diminuire la ruminazione improduttiva, dovremmo chiedere cosa, non perché. Le domande “cosa” ci aiutano a rimanere obiettivi, focalizzati sul futuro e autorizzati ad agire in base alle nostre nuove intuizioni.

Tornando all’esempio del litigio invece di partire dal presupposto che "non mi ama abbastanza" o "non mi rispetta", potresti chiederti: "Cosa posso fare per affrontare meglio la situazione la prossima volta?"

Ad esempio:

Parlare nel momento giusto: la prossima volta, magari puoi scegliere un momento più opportuno per parlare, quando entrambi siete meno distratti o stressati.

Chiedere chiarimenti in modo gentile: "Ho notato che quando ti ho parlato di quella cosa, sembravi un po' distratto. C’è qualcosa che ti preoccupa?" Questo permette di capire se c'era una ragione dietro al comportamento e non finire subito a pensare che sia un segno di disinteresse.

Chiedere il suo punto di vista: spesso una buona comunicazione parte dal chiedere come si sente l'altro. Potresti dire: "Sento che non mi stai ascoltando quando parlo di certe cose, ti va di parlarne insieme per capire come possiamo migliorare?".

Questo atteggiamento aiuta a trovare soluzioni e ci evita di fissare l’attenzione su schemi improduttivi.

L'aiuto di un professionista può essere fondamentale nel percorso di sviluppo della consapevolezza di sé. Grazie a feedback sinceri e costruttivi, un esperto può aiutarci a esplorare soluzioni alternative, a vedere le situazioni da angolazioni diverse e a far emergere ciò che spesso rimane nascosto nel nostro inconscio. La guida di un professionista ci offre l’opportunità di migliorare la nostra comprensione di noi stessi in modo profondo e autentico, superando le illusioni e i pregiudizi che spesso limitano la nostra crescita personale.

Stefania  (tutto su di me QUI)

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lunedì, marzo 17

Dal conflitto alla sinergia: come forza di volontà e abitudini si potenziano reciprocamente

In un'epoca in cui il concetto di "forza di volontà" è spesso associato a una forma di resistenza, di sacrificio o addirittura di lotta contro se stessi, si tende a mettere in contrapposizione la forza di volontà alle abitudini. Si crede erroneamente che le buone abitudini possano sostituire la forza di volontà, o che un maggiore autocontrollo possa eliminare la necessità di costruire rituali positivi e sostenibili nel tempo. Ma questo tipo di ragionamento, basato sul contrasto, non risolve affatto il problema. Al contrario, lo aggira e lo rende più complesso da affrontare.

domenica, marzo 2

La paura che ci fa vivere: accoglierla per essere veramente noi stessi

La paura è una delle emozioni più complesse e universali che ogni essere umano sperimenta. Non si tratta semplicemente di un sentimento di disagio, ma di un intreccio di emozioni che possono manifestarsi in forme diverse: terrore, panico, ansia, apprensione, insicurezza e fobia. Questi stati mentali, pur sembrando diversi tra loro, sono tutti legati alla paura, che è profondamente connessa alla nostra percezione dell'incertezza e al nostro rapporto con ciò che non conosciamo.

La paura ha radici profonde nella nostra psiche e spesso si manifesta nei timori legati alla vita stessa: la paura di vivere pienamente, di invecchiare, di amare, di morire. Ma anche la paura di perdere il controllo, di deludere gli altri, di non essere all’altezza o di restare soli e abbandonati. Questi sono tutti timori che emergono quando ci confrontiamo con le sfide esistenziali e le difficoltà della vita.

sabato, febbraio 15

Gli effetti avversi del decluttering


Negli ultimi anni, il decluttering – ovvero il processo di liberarsi di oggetti inutili per semplificare e organizzare gli spazi – è diventato una tendenza molto popolare, supportata da esperti di organizzazione e lifestyle come Marie Kondo. Sebbene il decluttering possa portare numerosi benefici, come un ambiente più ordinato e una mente più lucida, è importante considerare che non è privo di effetti avversi. In questo articolo esploreremo alcuni dei potenziali svantaggi di questa pratica, per comprendere meglio quando e come potrebbe avere un impatto negativo.

giovedì, gennaio 23

Calma e serenità nelle piccole cose: il potere dei Glimmers per una vita migliore


Nella vita ci troviamo tutti a fronteggiare difficoltà, dolore e stress che sembrano oscurare ogni possibile segno di speranza. Tuttavia, la terapista Deb Dana ha coniato un termine che ci invita a scoprire quei piccoli segnali di speranza e benessere che, anche nei momenti più difficili, possono emergere: i glimmers.

Ne avete mai sentito parlare?

Cos'è un Glimmer?

giovedì, gennaio 9

Oltre la perfezione: un viaggio verso sè stessi

 

L'imperfezione, spesso percepita come una debolezza, è in realtà la nostra più grande forza. Questa è la rivoluzionaria tesi sostenuta da Brené Brown, ricercatrice e autrice di fama mondiale, che ha dedicato la sua carriera allo studio delle emozioni umane, in particolare della vulnerabilità.

Cos'è la vulnerabilità?

La vulnerabilità non è sinonimo di debolezza, ma piuttosto la condizione di esporsi emotivamente, di aprirsi al mondo con autenticità, nonostante il rischio di ferirsi. È il coraggio di mostrare le proprie fragilità, di ammettere i propri errori e di chiedere aiuto.

Perché abbiamo paura della vulnerabilità?

La società in cui viviamo ci spinge costantemente verso l'ideale della perfezione, della forza e dell'indipendenza. Mostrare le proprie fragilità viene spesso percepito come un segno di debolezza, un invito ad essere giudicati e feriti. Di conseguenza, molti di noi tendono a costruire muri protettivi intorno al proprio cuore, evitando di creare connessioni profonde e significative con gli altri.

Secondo Brené Brown, abbracciare la vulnerabilità è il primo passo verso una vita più autentica e soddisfacente. Ecco alcuni dei benefici associati al coraggio di essere vulnerabili:

  • Connessioni più profonde: quando ci mostriamo vulnerabili, diamo agli altri il permesso di fare lo stesso. Questo crea un senso di intimità e connessione che va ben oltre le relazioni superficiali.
  • Aumento dell'autostima: accettando le nostre imperfezioni e imparando ad amarci per quello che siamo, sviluppiamo una maggiore autostima e un senso più profondo di autocompassione.
  • Resilienza: le persone che sono in grado di affrontare la vulnerabilità con coraggio sono più resilienti di fronte alle sfide della vita.
  • Creatività: la vulnerabilità ci permette di esplorare nuove idee e di uscire dalla nostra zona di comfort, favorendo la crescita personale e professionale.

Quando ci permettiamo di essere vulnerabili, stiamo scegliendo di essere autentici. Stiamo dicendo al mondo: "Ecco chi sono veramente, con tutte le mie imperfezioni"

Stephen Joseph Professore dell’Università di Nottingham e voce di spicco della psicologia positiva sostiene che l'autenticità è la chiave per vivere una vita più piena e significativa. Essere autentici significa essere in sintonia con i propri valori, desideri e bisogni più profondi, agendo in modo coerente con essi. Questa congruenza tra il sé interiore e il sé manifestato porta a un senso di integrità e di realizzazione personale.

Joseph riconosce che essere autentici non è sempre facile. La società, le aspettative degli altri e le nostre stesse paure possono ostacolare il nostro percorso verso l'autenticità. Il primo passo da fare consiste, nel comprendere le cose che facciamo per ingannare noi stessi. Joseph parla di meccanismi di difesa come la negazione, l'acting out e lo spostamento che, sebbene possano proteggerci momentaneamente da emozioni dolorose, a lungo andare finiscono per ostacolare la nostra crescita personale e la nostra capacità di essere autentici.

Analizziamoli più nel dettaglio:

  • Negazione: consiste nel rifiutare di riconoscere o accettare una realtà dolorosa o minacciosa. Ad esempio, una persona potrebbe negare di avere un problema con il cibo o i propri sentimenti di rabbia. La negazione ci permette di evitare il dolore nel breve termine, ma a lungo andare può portare a un allontanamento dalla realtà e rendere difficile affrontare le sfide.
  • Acting out: invece di esprimere le proprie emozioni in modo sano, si agisce impulsivamente e in modo inappropriato. Ad esempio, una persona che si sente frustrata potrebbe urlare contro un collega o distruggere degli oggetti. L'acting out permette di scaricare la tensione in modo immediato, ma può danneggiare le relazioni e portare a conseguenze negative.
  • Spostamento: consiste nello spostare un'emozione o un desiderio da un oggetto o una persona verso un altro. Ad esempio, una persona che è arrabbiata con il proprio capo potrebbe sfogare la sua rabbia sul partner o sui figli. Lo spostamento può fornire un sollievo temporaneo, ma non risolve il problema sottostante e può danneggiare i rapporti con gli altri.

Come superarli:

  • Consapevolezza: il primo passo è riconoscere quando stiamo utilizzando questi meccanismi di difesa. La mindfulness può aiutarci a diventare più consapevole dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, facilitando così la connessione con il nostro sé autentico.
  • Accettazione: accettare le nostre emozioni, anche quelle negative, è fondamentale per superare la negazione. Trattiamo noi stessi con gentilezza e comprensione, proprio come faremmo con un amico.
  • Comunicazione: esprimere le nostre emozioni in modo assertivo e rispettoso può aiutare a prevenire l'acting out. Circondiamoci di persone positive; le relazioni significative possono offrirci un supporto fondamentale nel nostro percorso verso l'autenticità.
  • Risoluzione dei conflitti: affrontare i problemi alla radice può aiutare a ridurre la necessità di utilizzare lo spostamento.
  • Terapia: un terapeuta può fornire gli strumenti necessari per comprendere e gestire i propri meccanismi di difesa.


In conclusione

La vulnerabilità non è una debolezza, ma una forza straordinaria che ci permette di creare connessioni autentiche, di crescere come persone e di vivere una vita più piena e soddisfacente. Abbracciare la nostra umanità, con tutte le sue imperfezioni, è il primo passo verso una vita più felice e significativa.

Da ricordare: il percorso verso l'autenticità è un viaggio continuo, non una destinazione. Abbiate pazienza con voi stessi e celebrate ogni piccolo passo avanti.

Risorse utili:

Puoi scaricare qui il mio ebook gratuito “percorsi di consapevolezza


Dott.ssa Stefania Casadei (tutto su di me QUI)

giovedì, dicembre 5

Le 12 abitudini dei nostri nonni che possono ispirarci ad adottare uno stile di vita più sostenibile

Quanti ricordi ci legano ai nostri nonni, alle loro storie e ai loro consigli? Oltre ai valori familiari e all'affetto, i nonni ci hanno tramandato un modo di vivere che, seppur lontano nel tempo, ci offre preziose lezioni per affrontare le sfide della sostenibilità odierna (ambientale ed economica).

Un tempo, la sostenibilità era uno stile di vita, le generazioni passate vivevano in un mondo dove le risorse erano scarse e il rispetto per la natura era un imperativo. I nonni non parlavano di "impronta ecologica" o di "riscaldamento globale", ma agivano in modo naturale per preservare l'ambiente.

I nostri nonni sapevano trovare la felicità nei gesti quotidiani, nella semplicità di un pasto condiviso e nella bellezza di un paesaggio familiare. Erano pienamente consapevoli del fatto che la vera ricchezza non sta nelle cose materiali, ma nella capacità di apprezzare le piccole gioie della vita, come un raggio di sole, il profumo dei fiori o il calore di un focolare.

Questo atteggiamento verso la vita li rendeva capaci di adattarsi a condizioni di scarsità poichè sapevano trovare forza e dignità nella solidarietà e nella semplicità.

sabato, novembre 23

Saponetta fai da te arancio e cannella

 

Le giornate si accorciano, il freddo si fa sentire e l'atmosfera si tinge di colori caldi e avvolgenti. Non c'è niente di meglio, in questo periodo dell'anno, che concedersi un momento di coccola e benessere. E cosa c'è di più confortante di un bel bagno o una doccia con un sapone dal profumo intenso e avvolgente?

Il sapone all'arancia e cannella è un vero e proprio classico delle profumazioni invernali. L'arancia, con la sua nota agrumata e fresca e la cannella, calda e speziata, creano un mix inebriante che evoca immediatamente le atmosfere delle feste e del Natale. 

Realizzare il proprio sapone in casa è un'esperienza gratificante che ti permette di ottenere un prodotto personalizzato, naturale. Inoltre, è un modo divertente e creativo per passare il tempo e fare un regalo originale ai tuoi cari.

giovedì, novembre 21

Meno pensieri, più vita: imparare a svuotare la tazza


La metafora della tazza vuota è una delle mie preferite; è un invito a liberare la nostra mente da ciò che la sovraccarica, per far spazio a nuove esperienze, a una maggiore consapevolezza e a un'azione più efficace.

Immaginate una tazza da tè. È bella, elegante, ma il suo vero valore risiede nel vuoto “che contiene”. È proprio questo spazio vuoto che la rende pronta per essere riempita di una bevanda calda e profumata. Allo stesso modo, la nostra mente, quando è libera da pensieri ossessivi, preoccupazioni e giudizi, diventa uno spazio fertile in cui possono sbocciare nuove idee, intuizioni e creatività.

Nella filosofia zen il vuoto non è considerato assenza, l'opposto del pieno, piuttosto la condizione che permette al pieno di esistere. Come lo spazio della tazza che contiene la bevanda, senza il quale la tazza stessa non potrebbe essere definita.

Il vuoto è potenzialità infinita, il terreno fertile da cui nascono tutte le cose. È la matrice di ogni forma, di ogni pensiero, di ogni esperienza.

Affascinante anche il punto di vista della psicoanalisi lacaniana, che vede il vuoto come uno spazio da esplorare per prendere contatto con le profondità della nostra psiche, per confrontarci con i nostri desideri più intimi e per costruire un senso di noi stessi. Non è un vuoto da colmare, ma piuttosto un vuoto da abitare, un luogo di creazione e di trasformazione.

sabato, novembre 9

Fai da te la crema viso notte rigenerante, nutriente e anti-age

Mi piace prendermi cura della mia pelle in modo naturale e sono alla costante ricerca di rimedi sempre nuovi che rispondano alle esigenze specifiche della mia epidermide.

Sono consapevole del fatto che nel mantenere la mia pelle in salute nel tempo, gioca un ruolo fondamentale la prevenzione, soprattutto per quel che riguarda gli inestetismi legati all'età.

Oggi vi propongo una ricetta, che vi presento in 3 versioni diverse; un trattamento notturno anti-age che dona elasticità alla pelle, la rigenera e la nutre a fondo. Potrete scegliere di sperimentare tutte e 3 le versioni e valutare quale è più adatta a voi, oppure optare da subito per quella che si addice di più alle caratteristiche della vostra pelle. 

Ognuno ha le proprie esigenze ed è molto difficile proporre ricette che possano andare bene un po' per tutti.

Andiamo subito a scoprire gli ingredienti e le particolarità di ciascuna versione della ricetta di oggi.

venerdì, novembre 1

Consigli utili per pulire il bagno in 10 minuti

 
Chi mi legge da tempo sa che gli argomenti che tratto (fai da te, organizzazione, psicoeducazione etc) hanno tutti come filo conduttore “il benessere”. Cerco di offrire spunti pratici che possano tornare utili a tutti per vivere al meglio la propria quotidianità.

Affermare di “volere stare meglio “ di “voler cambiare” è come dire “voglio essere ricco”, certo un gran bel desiderio ma senza un piano chiaro resterà solo un desiderio.

Se vogliamo davvero migliorare le nostre vite, è fondamentale chiarire bene cosa vogliamo cambiare e stabilire subito i passaggi che è possibile mettere in pratica quotidianamente.

Il cambiamento si costruisce attraverso piccole azioni costanti che si sommano nel tempo.

Quindi, invece di desiderare il cambiamento o il benessere chiediamoci: quale è il mio piano?

Certo, dobbiamo mettere in conto la fatica e le difficoltà, le piccole sfide che, se affrontate una alla volta e giorno dopo giorno, ci permetteranno di raccogliere tante soddisfazioni.

Vivere in una casa pulita e ordinata, senza eccessi, contribuisce al nostro benessere (e dei nostri cari), su questo sono concordi esperti di ogni genere e ognuno di noi ha di certo potuto sperimentare il senso di leggerezza e pace che si prova nel ritrovarsi in ambienti che sono stati riordinati e puliti. Cambia completamente l’energia della stanza.

Sul mio blog trovate tanti consigli per prendervi cura al meglio della vostra casa (potete leggerli QUI), o potete farvi aiutare dalle strategie che ho raccolto nel mio libro (arricchito anche con tantissime ricette per realizzare in casa detersivi naturali efficaci), Pulire facile;tecniche e strategie per una casa naturalmente pulita, che potete acquistare QUI.

Ma veniamo ora al tema centrale del post di oggi; una strategia pratica che vi farà risparmiare tempo e fatica.

Parlando con le donne quotidianamente so quanto siano appesantite dalle pulizie domestiche ed in particolare ho osservato che è sentimento comune la riluttanza a pulire il bagno, nonostante questa sia una delle stanze in cui l’igiene riveste un ruolo fondamentale.

Il modo migliore per rendere la pulizia del bagno meno spiacevole è armarsi di consigli e trucchi che rendano il processo più rapido e semplice. E' esattamente ciò che troverete in questo post, in cui ho raccolto i consigli più efficaci delle esperte del settore!

 

sabato, ottobre 26

Il coraggio di lasciare andare: quando il controllo ci fa soffrire

Nell'era moderna, l'ossessione per il controllo sembra aver raggiunto livelli mai visti prima. Dalle case impeccabili, dove ogni oggetto ha il suo posto preciso, fino ai rigidi rituali quotidiani dedicati al benessere, la ricerca della perfezione sembra essere diventata un imperativo categorico.

Molti i filosofi che, nel corso del tempo, hanno sottolineato come il desiderio di controllo sia profondamente radicato nella paura dell'ignoto e dell'imprevedibile. In sostanza, cerchiamo di dominare le nostre vite, nel tentativo di ridurre l'ansia e l'incertezza che inevitabilmente accompagnano l'esistenza umana.

Anche Freud (psicoanalisi) e Jung (psicoterapia analitica) offrono prospettive distinte ma complementari sulla mania del controllo. Entrambe le teorie, pur con le loro specificità, individuano nelle radici profonde dell'inconscio le cause di questo bisogno compulsivo di dominare sé stessi e gli eventi della vita. Entrambe le teorie sottolineano l'importanza di esplorare l'inconscio per individuare le radici di questo comportamento e di lavorare per superare i meccanismi di difesa che lo sostengono.

Mentre Freud e Jung approfondiscono le radici inconsce di questo modo di agire, la psicologia positiva si concentra su come promuovere un approccio più flessibile e adattivo alla vita, riducendo così il bisogno di controllo eccessivo.

La psicologia positiva non si focalizza sulle cause inconsce, bensì sulle strategie pratiche che possono aiutare gli individui a sviluppare una maggiore flessibilità, accettazione e gratitudine, riducendo così il bisogno di controllo eccessivo e promuovendo una maggiore felicità e soddisfazione nella vita.

Anche le tradizioni orientali, con le loro millenarie riflessioni sulla natura umana e la condizione esistenziale, offrono una prospettiva unica sulla mania del controllo. Invece di cercare di dominare il mondo esterno, queste tradizioni invitano a coltivare un'armonia interiore e ad accettare il flusso naturale della vita.

Ad esempio il Taoismo, filosofia cinese che enfatizza l'armonia con il Tao (il Principio cosmico), considera la mania del controllo come un tentativo vano di andare contro il corso naturale delle cose. Il Tao è in continuo movimento e cambiamento e cercare di controllarlo è come remare controcorrente.

Il Buddhismo invece insegna che l'attaccamento ai desideri e la paura della sofferenza sono alla radice della sofferenza stessa. La mania del controllo nasce spesso da questo attaccamento e da questa paura. 

Ma, quale è il prezzo del controllo?

Questa costante necessità di avere tutto sotto controllo può trasformarsi in una vera e propria gabbia mentale, generando ansia, stress e, in alcuni casi, persino disturbi più seri.

giovedì, ottobre 3

Troppo perfetti. Quando organizzazione e pianificazione ci stressano

 

Intraprendere un nuovo progetto organizzativo è come fare un passo nel buio. 

Si sognano grandi obiettivi, si immaginano risultati brillanti, ma spesso si sottovalutano le complessità e gli ostacoli che si incontreranno lungo il cammino. È come voler saltare più in alto di quanto le nostre gambe ci permettano. Si rischia di sovraccaricare le risorse, di sottovalutare i tempi necessari e di non considerare tutti i fattori esterni che potrebbero influenzare il progetto. In altre parole, si corre il rischio di "fare il passo più lungo della gamba", ovvero di ambire a qualcosa che va oltre le nostre reali capacità e possibilità.

Ecco perchè ho scelto di raccontare la storia di Veronica.

mercoledì, settembre 4

La grande bugia verde: un libro che sfida il pensiero comune


Sul mio sito non trovate spesso recensioni ai libri. Per " La grande bugia verde", di Nicola Porro, ho scelto di fare un'eccezione. Presto scoprirete il perchè.

Chi legge il mio blog sa che mi occupo da anni di sostenibilità, sono attenta alle scelte che faccio e a come queste impattano sull'ambiente. Sono anche una persona molto curiosa, mi piace studiare, leggere e stimolare il pensiero ascoltando voci, soprattutto discordanti, sulle tematiche di attualità.

Come educatrice so fin troppo bene quanto lo sviluppo di un sano pensiero critico, un pensiero "vivente", in grado di muoversi incessantemente alla ricerca di una "verità altra", di spingersi al di là del pensiero comune, spesso unilaterale, interessato e superficiale, possa avere un impatto positivo sulle nostre vite. Pensieri ed emozioni sono strettamente connessi; aprire la mente, accogliere nuove prospettive, promuovere la curiosità apre il nostro cuore e ci connette agli altri, restituendoci a poco a poco fiducia e speranza nel futuro. Un vero antidoto contro ansie e paure che avvelenano le nostre vite e ci paralizzano, allontanandoci da noi stessi e dagli altri. 

Da qualche tempo seguo con interesse il vociferare attorno alla questione del "cambiamento climatico", con gli inevitabili pericoli cui andremo incontro e le conseguenti misure ritenute necessarie per evitare la "catastrofe".

Allo stesso tempo ho prestato l'orecchio alle voci "fuori dal coro", così come vengono definite oggi, ho seguito il dibattito sui media e giornali, letto qualche libro. L'ultimo è quello di Nicola Porro, che vi presento oggi.

Perchè mi è piaciuto questo libro


Questo libro non è stato scritto per convincere il lettore. L'obiettivo principale è quello di sollevare delle domande, alimentare il dubbio, in sostanza aprire gli occhi al lettore.

Porro ha individuato alcuni totem dell'ambientalismo mondiale e li ha messi al vaglio di scienziati dissenzienti. Ovvero, di studiosi che si occupano di discipline diverse: fisici, esperti del clima, delle nuvole, geologi. Ciò che li accomuna è che hanno idee diverse, rispetto a quello che è definito "pensiero comune", sul funzionamento del clima.
Ogni singolo dato riportato nel libro è avallato da una fonte scientifica: una pubblicazione autorevole. Sono tantissime le ricerche citate che possono essere verificate. Ogni capitolo è stato scritto da un ricercatore/professore di alto profilo, autorevole; tutti membri riconosciuti della comunità scientifica internazionale. L'approccio quindi è serio, affidabile e verificabile, oltre che facilmente comprensibile anche ai non addetti ai lavori (lo ha letto anche mio figlio di 14 anni).




venerdì, agosto 30

Rimedi naturali fai da te (e non solo) per la tua cassetta di pronto soccorso


Il kit di pronto soccorso è un elemento spesso sottovalutato, ma che assume un ruolo fondamentale nella sicurezza di ogni casa.

In caso di incidenti domestici, piccoli traumi o malori improvvisi, avere a portata di mano i prodotti giusti può fare la differenza nel tempo di reazione e nella qualità delle prime cure, favorendo una guarigione più rapida e riducendo il rischio di complicazioni.

Perché è importante avere una cassetta di pronto soccorso?

  • Per intervenire tempestivamente: in caso di emergenza, ogni minuto è prezioso. Avere a disposizione i materiali necessari permette di intervenire tempestivamente su ferite, scottature, distorsioni e altri piccoli traumi, contenendo il dolore e prevenendo possibili infezioni.
  • Per ridurre il ricorso al pronto soccorso: per le piccole emergenze, la cassetta di pronto soccorso può essere sufficiente per risolvere il problema in autonomia, evitando il disagio e i tempi di attesa del pronto soccorso.
  • Per garantire sicurezza a tutta la famiglia: la cassetta di pronto soccorso è utile non solo per gli adulti, ma anche per i bambini, che sono maggiormente soggetti a incidenti domestici. Avere i prodotti giusti a portata di mano permette di soccorrerli prontamente e con tranquillità.
  • Per affrontare imprevisti in viaggio: una piccola cassetta di pronto soccorso da viaggio può essere utile anche fuori casa, per gestire piccoli inconvenienti durante gite, escursioni o vacanze.

La Magia è credere in se stessi: se riusciamo a farlo, allora possiamo far accadere qualsiasi cosa. (Goethe)